lunedì 31 agosto 2015
sabato 29 agosto 2015
CONSIGLIO - David Lynch e il grande fratello di Alessandro Agostinelli (Besa editrice)
Cosa c'entra David
Lynch con il Grande Fratello? È possibile che alcuni dispositivi narrativi
leghino insieme un grande regista e alcuni real tv di successo? Con questo
libro, lo storico del cinema e massmediologo Alessandro Agostinelli entra nel
profondo dell'opera di David Lynch, attraverso l’analisi di alcuni suoi film
più controversi: Strade Perdute, Una storia vera, Mulholland Drive. Il lavoro
del regista americano viene analizzato alla luce delle turbative dello
spettatore di fronte a certe narrazioni incongrue e all'uso destabilizzante
delle immagini. Insieme alla originale presentazione del cinema di Lynch
l’autore affronta anche uno degli argomenti più scottanti del mondo delle
immagini: che cosa è vero e che cosa è falso quando guardiamo attraverso i
mezzi di comunicazione di massa. Vivere, morire, amare, guardare, socializzare.
Ogni nostra azione è spesso il risultato di modelli sociali preimposti dai
media.
Alessandro Agostinelli,
scrittore e giornalista, è dottore di ricerca in Storia delle arti visive e
dello spettacolo. Ha svolto consulenza e attività didattica in comunicazione e
partecipazione. Fondatore del sito alleo.it, dirige il Festival del Viaggio di
Firenze e il progetto inventarioitaliano.it. Collabora con l’“Espresso” e
RadioTre Rai. Tra i suoi libri: il romanzo La vita secca (2002), i saggi La Società
del Giovanimento (2004), Una filosofia del cinema americano (2004), Un mondo
perfetto – I comandamenti dei fratelli Coen (2010).
venerdì 28 agosto 2015
MULTISALA SALENTO. COME FARE FILM SOTTO IL SOLE CON POCHI SOLDI E A STENTO DI MATTIA DE PASCALI (KURUMUNY)
L’indagine sul campo
condotta da Mattia De Pascali, laureato in cinema, televisione e produzione
multimediale al DAMS di Roma Tre, è volta a verificare lo stato dell’industria
cinematografica nel Salento, anzi più precisamente a capire se quest’industria
esiste oppure no, a partire da una domanda semplice: cosa ne è di chi vuol far
cinema nel Salento? Quella di Mattia De Pascali si presenta come una vera e
propria ricerca sul campo con interviste ai vari addetti ai lavori: giovani
registi, produttori e sceneggiatori che sono al lavoro sul territorio salentino
e attraverso la loro esperienza offrono uno spaccato della realtà di questo
settore forse ancora poco indagato in tutte le sue potenzialità. L’idea che si
ha dopo aver letto questo agile libro è che ci sia moltissimo entusiasmo, molte
idee, molti giovani talenti, la maggior parte formatisi da autodidatti, che
però non hanno a disposizione risorse per realizzare i loro progetti. Tra chi
pensa che i finanziamenti della Regione (tramite la Apulia Film Commission)
siano solo un piccolo aiuto e chi dice che addirittura sono dannosi perché
drogano il mercato, il comune denominatore è che non ci siano alternative
valide per produrre film, corti e documentari e neanche una vera scuola per
formare le maestranze che per adesso vengono all’occorrenza da Roma e a Roma
ritornano. La provincia di Lecce è apparsa sporadicamente in sala e spesso
sotto il segno dell'anonimato, almeno fino al 1996, anno di uscita di Pizzicata
di Edoardo Winspeare. Con l'avvicinarsi del nuovo millennio, però, saranno
sempre di più le produzioni che sceglieranno come meta il Salento, fino
all'esplosione dei giorni nostri. Salento come meta turistica, Salento come
scenografia. Un binomio che nell'immaginario di molti, in particolare i
giovani, ha trasformato questa terra nel luogo del mito.
Il Salento resta terra
di migrazione per troupe provenienti da fuori, una miniera scoperta forse
casualmente e sfruttata il più possibile, un luogo dove manca chi possa
investire del suo per promuovere un’industria in grado di crescere su basi solide
e non essere alla mercé di tagli e crisi economiche. In questo panorama di
fiction e film d'assalto qualche regista autoctono è riuscito a fare il proprio
film e magari iniziare un percorso, ma ciò non garantisce un futuro per chi
vorrà intraprendere la stessa strada tra dieci o vent'anni. I giovani saranno
ancora costretti ad andare fuori per fare cinema? Cosa stiamo facendo per
promettere loro una possibilità in questo settore? C'è chi queste domande ha
iniziato a farsele e chi sta provando a trovare delle risposte.
Ecole des Maitres, il teatro incontra l
Ecole des Maitres, il teatro incontra l: Il corso internazionale di perfezionamento, diretto quest
giovedì 27 agosto 2015
CONSIGLIO - Un teatro e il suo pubblico - UNA RICERCA AL “CARLO GESUALDO” DI AVELLINO di Marco Serino (Kurumuny)
Questo volume presenta
in forma ampia e circostanziata i risultati di una ricerca condotta sugli
spettatori del Teatro Comunale “Carlo Gesualdo” di Avellino nel corso delle
stagioni 2005/2006 e 2011/2012. Il libro affronta l’argomento in chiave
sociologica, pur attingendo a una letteratura scientifica interdisciplinare
utile a chiarire aspetti e problematiche di questa forma di consumo culturale.
Il primo capitolo, a scopo introduttivo, discute l’articolato dibattito teorico
relativo allo studio dei pubblici del teatro, accogliendo la dizione al plurale
proposta da diversi autori e ritenuta ormai indispensabile. Nel secondo
capitolo viene descritta in dettaglio la composizione dei pubblici oggetto
dell’indagine, mentre il terzo capitolo espone i risultati di alcuni focus
group, parte integrante della ricerca complessiva, attraverso i quali è stato
possibile pervenire a una conoscenza più approfondita delle motivazioni e dei
bisogni degli spettatori coinvolti. Nelle conclusioni, infine, si cerca di
riflettere sulla questione dei pubblici con riferimento alle problematiche di
organizzazione e gestione dei teatri.
mercoledì 26 agosto 2015
CINEMA PRIMO AMORE - STORIA DEL REGISTA ANTONIO MARCHI di Mirko Grasso (KURUMUNY)
Il libro narra
l’interessante e ancor poco conosciuta vicenda artistica di un regista di
Parma, Antonio Marchi (1923-2003), che opera tra il 1946 e il 1957. Marchi
realizza numerosi documentari, fonda una rivista di cinema di rilevanza
nazionale, partecipa alle vicende di un nucleo di produzione cinematografica a
Parma. Nel 1954 realizza il suo unico lungometraggio, Donne e soldati, diretto
con l’amico Luigi Malerba e che annovera la partecipazione di Marco Ferreri nel
ruolo di protagonista. La sua esperienza culturale si intreccia in maniera
affascinante a quella di grandi scrittori e intellettuali, registi e critici:
Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini, Francesco
Maselli, Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci, Giuseppe Ungaretti, Mario
Verdone, Mario Soldati, Alberto Moravia e altri. Tramite i documenti
provenienti dal Fondo “Antonio Marchi”, depositato presso l’Istituto Storico
Parri Emilia-Romagna, è stato possibile ricostruire numerosi progetti
cinematografici sconosciuti o poco noti. Il volume pubblica per la prima volta
documenti inediti, carteggi, testimonianze intorno a Marchi, alla sua parabola
artistica, al cinema italiano di quegli anni.
Il dvd allegato al
volume contiene due documentari. Il primo, La liberazione di Montechiarugolo, è
un filmato di straordinario valore storico girato e montato da Marchi. Il
regista filma la liberazione di un piccolo centro dell’Appennino emiliano. Il
secondo documentario, Come un canto. Appunti e immagini di un regista
dimenticato, è invece la ricostruzione del rapporto tra Marchi e il cinema
tramite l’utilizzo di parte dei suoi filmati amatoriali, conservati presso
l’Associazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia, per
l’occasione digitalizzati, musicati e commentati da un testo ricavato da
appunti e note critiche dello stesso Marchi.
Dal Friuli a Hollywood con le star del cinema - Cronaca - Messaggero Veneto
Dal Friuli a Hollywood con le star del cinema - Cronaca - Messaggero Veneto: L’udinese Stefano Agosto è tra le menti di “The walking dead”: «Sono nel gradino più basso, ma negli Usa c’è meritocrazia»
martedì 25 agosto 2015
lunedì 24 agosto 2015
CONSIGLIO - Da Ercole a Fantozzi. Cinema popolare e società italiana dal boom economico alla neotelevisione (1958-1976) di Giacomo Manzoli (Carocci)
Il volume tratta di un
certo cinema popolare e di genere, prescindendo da qualsiasi considerazione
relativa al suo valore estetico, nella convinzione che abbia saputo mettere in
scena processi e cambiamenti che hanno coinvolto la società italiana in un periodo
cruciale (e culturalmente traumatico) come quello del miracolo economico. La
questione delle identità di genere, la "lotta di classe" più o meno
esplicita che passa attraverso l'esercizio della violenza simbolica in tutte le
sue forme, il difficile dialogo intergenerazionale sono solo alcuni dei
fenomeni complessi e ambivalenti che caratterizzano anni in cui il cinema
rimane il core business dell'industria culturale. Con molto meno
"talento" e consapevolezza rispetto ai grandi autori, ma spesso con
altrettanta intelligenza e precisione, figure come quelle incarnate nei vari
Lando Buzzanca o Pippo Franco, Django o Terence Hill e Bud Spencer, Ercole,
Sandokan o Fantozzi hanno saputo fornire specchi fedeli e deformanti al
contempo, sui quali modellare - con effetti positivi o negativi, a seconda dei
casi o dei punti di vista - la forma dei nuovi stili di vita che il benessere
aveva reso finalmente disponibili.
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